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lunedì 5 settembre 2016

RUGGITO DI VITE AL CONFINE

RUGGITO DI VITE AL CONFINE

Senza radici non si vola.... non è il terremoto a far paura bensì è la stupidità della gente. 
Il suo quotidiano passare oltre,  il suo disconoscere i propri sentimenti,  il "non c'entra con me",   il "non sono capace" i "non mi riguarda".
L'attesa,  l'attesa continua, imperterrita nasconde un futuro che certo non verrà..!!


Il futuro è già morto....!
E noi prigionieri, con la visuale limitata da un paraocchi d'animale da soma, noi che ogni giorno  si cerca la misura del futuro....resteremo senza parole, attoniti, indeboliti, microfibre di periferia che non "sanno" di nulla.

<Sono pochi quelli che decidono saggiamente su se stessi e sulle proprie cose. Tutti gli altri, a somiglianza degli oggetti che galleggiano nei fiumi, non vanno da sé, ma sono trasportati.>
(cit. Seneca)


LA CARIOLA

Ora la mia tragedia è questa.  Dico mia, ma chi sa di quanti!
Chi vive,  quando vive,  non si vede : vive...!         
Se uno può vedere la propria vita, è segno che non la vive più : la subisce, la trascina.
Come una cosa morta, la trascina, perché ogni forma è una morte.
Pochissimi lo sanno;  i più,  quasi tutti,  lottano, s’affannano per farsi, come dicono, uno "stato", per raggiungere una forma ;  raggiuntala, credono d’aver conquistato la loro vita, e cominciano invece a morire.    Non lo sanno, perché non si vedono; perché non riescono a staccarsi più da quella forma moribonda che hanno raggiunta ;  non si conoscono per morti e credono d’esser vivi.


Solo si conosce,  chi riesca a veder la forma che si è data o che gli altri gli hanno data,   la fortuna, i casi, le condizioni in cui ciascuno è nato. 
Ma se possiamo vederla, questa forma, è segno che la nostra vita non è più in essa,  perché se fosse, noi non la vedremmo; la vivremmo, questa forma, senza vederla.
E morremmo ogni giorno di più in essa, che è già per sì una morte, senza conoscerla. Possiamo dunque vedere e conoscere soltanto ciò che di noi è morto.
Conoscersi è morire.
(tratto da La carriola di Luigi Pirandello)



Estratto da  "QUEL CONFINE DENTRO DI NOI…"  
Intervista a Dražen Štaderby

Penso che ognuno porti dentro di sé  dei "confini",  nei propri comportamenti,  nel modo di rapportarsi al prossimo, di stare fra la gente.
Il personaggio del mio film non vuole avere a che fare con il ‘commercio’ attorno al confine, con i clandestini che tentano di superarlo.
Ma a questa freddezza iniziale si sostituisce la volontà di superare quel confine a ogni costo.



... [.....]  Noi tutti, credo, siamo un po’ clandestini. Ho deciso qui di concentrarmi sul passeurs-taxista.    I passeurs e i clandestini finiscono per formare una piccola comunità, una specie di cerchio che si chiude,  [...] e quel confine, probabilmente, non sarà mai attraversato.



VITE AL CONFINE
filmato YouTube  0.00 / 4.20

 https://m.youtube.com/watch?v=zHYlpHrx3f4



Marchesi Antonio Riccardo
via A.Manzoni,14
20882 - Bellusco
Email - artmare14@gmail.com

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